Pasquale Vignola

Pasquale Vignola nasce a Riccia il 10 febbraio del 1802 da Domenicantonio e Isabella Maselli. Inizia lo studio delle lettere italiane e latine a Riccia sotto la guida di un Prete, ma ben presto si trasferisce a Campobasso dove ha come maestro il matematico e filosofo Nicola de Mattheis. Nel 1830 si reca a Napoli per intraprendere gli studi di Medicina, cercando di soddisfare così la volontà dei suoi genitori. Sebbene nella città campana il suo animo non fosse particolarmente felice, egli si fa apprezzare ugualmente per il suo grande ingegno ed intelletto, suscitando ammirazione tra gli uomini illustri del suo tempo. In maniera particolare, instaura un profondo rapporto di amicizia con Urbano Lampredi, il quale critico rigoroso ed inesorabile, tesse le lodi delle sue poesie e prose.
Il Vignola, grande cultore classico, scrive sia in latino che in greco; si ricordi ad esempio, in idioma latino, l’iscrizione sulla tomba degli zii morti contemporaneamente nell’agosto del 1826, o le due parafrasi in lingua greca di Simonide e Anacreonte. Tra le altre pubblicazioni abbiamo anche: Un manifesto pel ritratto di Vincenzo Monti litografato da L. Recchia; versi intitolati alla Gratitudine e Rovine e Tombe illustri in Riccia sul Sannio, articoli pubblicati nel Poliorama Pittoresco.
L’opera che però gli avrebbe dovuto assicurare un posizione di rilievo nell’ambito della repubblica letteraria è quella che egli inizia negli anni 1839-1840, quando riordina le opere letterarie del Lampredi e comincia a scrivere una completa biografia sull’amico toscano; la morte però sopraggiunta all’improvviso alla giovane età di 38 anni gli impedisce di portare a termine questo lavoro nel quale il Vignola assume l’impegno di rendere omaggio e gratitudine all’illustre letterato Lampredi che era riuscito ad ottenere un posto importante nella Storia delle Lettere.

Il suo decesso inaspettato, giunto la sera del 3 novembre del 1840, suscita lo sconforto degli amici e dei suoi ammiratori che anche attraverso le parole incise sulla sua lapide rinnovano l’immensa considerazione che avevano di lui:

PIANGI O SANNIO
SULLE BENEDETTE OSSA DI LUI
CHE CON LA VOCE E CON GLI SCRITTI
LE LETTERE TUE RISTORAVA.